Perchè la flessibilità e lo stretching non risolveranno il tuo problema

Perchè la flessibilità e lo stretching non risolveranno il tuo problema

12 Luglio 2019 San Severo, Fisioterapia Senza categoria 0

Sì sarò cinico,

apri gli occhi e leggi o chiudi il sito e nutriti di speranze per altri 10 anni.

Se stai pensando,infatti, che il tuo problema muscolo-scheletrico sia legato ad un deficit di flessibilità, e che la disciplina new age orientaleggiante con le tue amiche o la seduta di stretching al campetto con i tuoi amici sia la soluzione, bè allora ti sbagli di grosso.

Ma partiamo dal principio: Da dove nasce l’esigenza di essere più flessibili?

Diversi sistemi filosofici e religiosi hanno da sempre curato la flessibilità come modo d’essere prima ancora che come disciplina rilassante e ginnico-ricreativa e molti terapeuti, di varie nazionalità ed estrazioni culturali e sociali, hanno utilizzato tecniche e discipline per incrementare la flessibilità e migliorare il proprio stato di benessere.

Fin qui nulla di male. Migliorare  il proprio benessere psico-fisico, attraverso discipline che prevedano particolari posizioni, esercizi e tecniche respiratorie non dovrebbe essere bandito, anzi dovrebbe essere preferito al perdere tempo sui social network o a spettegolare nel baretto di città. Chi predilige l’attività fisica alla sedentarietà ha un’aspettativa e una qualità di vita mediamente più alte  rispetto a chi ha fatto della sedentarietà, i pop-corn e le serie tv il proprio credo.

Ma da qui ad affermare che queste discipline possano curare vari disturbi multifattoriali come mal di schiena, cervicalgie e disordini articolari, disturbi su cui i massimi esperti mondiali in fisioterapia e medicina si chiedono ancora cosa sia meglio fare ce ne passa…

Ad oggi non è stato mai dimostrato che un deficit di flessibilità sia la causa di questi disturbi, anzi alcuni studi sottolineano che un’incrementata flessibilità senza una sufficiente stabilità e controllo sarebbe all’origine di annosi fastidi e disturbi. Fisioterapisti accreditati come Sahrmann, Kaltenborn et al. hanno da sempre sottolineato l’importanza del controllo neuro-motorio più che la flessibilità. E ci hanno da sempre mostrato come articolazioni ipermobili siano spesso (non sempre) alla base di instabilità, infiammazione e dolore.

Sia chiaro: una sparuta minoranza di pazienti ha problemi caratterizzati da rigidità predominante sul dolore, rigidità che andrebbe comunque valutata, prima di procedere a procedure di stretching o pose di Yoga generaliste. Infatti la rigidità di un determinato gruppo muscolare può essere  protettiva. Lo strumento che il nostro sistema mette in atto per proteggere una determinata area dolente o “già danneggiata” è infatti rappresentata da un incremento del tono muscolare (rigidità protettiva) o da un’impotenza funzionale (mancanza di movimento) o, più spesso, da un’insieme di entrambe. In questi casi quindi potrebbe essere addirittura controproducente il lavoro di allungamento.

 Infatti il fisioterapista valuta scrupolosamente cosa trattare nel paziente (rigidità, dolore, deficit di controllo neuromotorio, propriocezione) e, soprattutto, lo fa in base ad un perché basato sulle più aggiornate evidenze in letteratura.

Senza addentrarci nella letteratura di settore, che per te giustamente potrebbe essere pallosa, ti spiego perchè stretching e discipline che prevedono posizioni multiarticolari di allungamento come Yoga, Pilates ed affini possano danneggiarti.

1. Il mito dello stretching. Il mito dello stretching si basa sul “così si è sempre fatto” e “così fan tutti”. L’ipotesi era che lo stretching “allungasse i muscoli” prevenisse strappi, stiramenti e che evitasse infortuni (sulla base di cosa non si sa). Attualmente è stato abbandonato da tutti i club più titolati al mondo nel pre-partita, infatti si è visto che lo stretching determina sì l’allungamento del muscolo, ma non come si ipotizzava aumentandone l’elasticità, ma perchè lo stimolo di allungamento fa sì che vengano apposti sarcomeri (il sarcomero è l’unità funzionale del muscolo) in serie nel tempo. Il problema è che uno stimolo protratto in allungamento determina rotture delle miofibrille in serie (come quando si lavora con i carichi in palestra) e quindi si inizia la partita con un muscolo che dovrebbe “riposare” e recuperare non certo uno sforzo massimale, condizione ideale per infortunarsi. In realtà, nell’immediato lo stretching blando esercita un’attività sui vasi sanguigni muscolari. Infatti lo stiramento provoca vasocostrizione e il rilascio una vasodilatazione che fa affluire sangue ricco in ossigeno. Ragion per cui alcune squadre continuano a fare uno stretching blando (posizioni mantenute non più di 5 secondi).

2. il mito di attività multiarticolari come Pilates e Yoga. Queste attività più che focalizzarsi su un gruppo muscolare, adottano posizioni che vanno a coinvolgere più articolazioni contemporaneamente.

Il problema principale è che l’anello più debole di una catena è sempre il primo a cedere. Cosa accade quindi? Nella migliore delle ipotesi i segmenti ipermobili continuano la loro strada verso l’ipermobilità per giungere poi all’instabilità, mentre le articolazioni ipomobili possono andare facilmente incontro a infiammazioni prima e lesioni poi di tendini e capsule per sostenere lo sforzo prolungato in una tensione non graduale e progressiva. Ciò che è infatti graduale e progressivo come sforzo in tensione supponiamo per l’articolazione dell’anca potrebbe non esserlo, ad esempio per quella del ginocchio….

Alcune posizioni sono poi controindicate per particolari morfotipi corporei. Ci sono infatti variabili anatomiche (soprattutto a carico dell’anca) che rendono consigliabile una posizione per un particolare morfotipo e totalmente controindicata per altri.

Problema non secondario è quello dell’instabilità conseguente ad ipermobilità. Infatti una determinata articolazione acquisisce un surplus di mobilità su cui il sistema nervoso non ha ancora controllo, proprio perchè non è entrato mai in quel range di movimento e quindi compie un movimento impreciso. Diventa quindi facile danneggiare strutture proprio per lo scarso controllo neuromotorio….

Quello che quindi consiglio vivamente è di evitare soluzioni generaliste e fai da te in presenza di sintomi come dolore, impotenza funzionale e rigidità. Questi sono sintomi che necessitano del fisioterapista. Se invece stai già bene puoi praticare liberamente qualsiasi tipo di attività che sia il nuoto, il ciclismo, lo yoga o quello che più ti piace senza avere pretese di curare o riequilibrare alcunché.

Dott. Raffaele Tafanelli, Fisioterapista.

 

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