dubbio 1: Fisioterapia senza diagnosi medica
“Come posso sottopormi a trattamenti fisioterapici senza una diagnosi medica ?”
Questa, oltre ad essere un domanda legittima di alcuni pazienti, è spesso un quesito rivolto in maniera capziosa, per dequalificare il fisioterapista rispetto alla presunta maggiore autorità del medico in campo neuro-muscolo-scheletrico.
Non mi meraviglio della malizia di alcuni potenziali pazienti, del resto in Italia il dott. in Fisioterapia, autonomo dal punto di vista professionale e responsabile giuridicamente del proprio operato, è una figura sanitaria piuttosto giovane, spesso (purtroppo) screditata dagli stessi medici curanti e specialisti.
I primi corsi di laurea in Fisioterapia sono stati istituiti nel 2000 (con l’entrata in vigore della legge 251 del 10 Agosto 2000), 20 anni fa.
Precedentemente c’erano varie figure, vari corsi e scuole regionali, c’erano i vecchi fisiokinesiterapisti, i terapisti della riabilitazione, i massofisioterapisti, i tecnici della riabilitazione e così via…
Un minestrone di figure che, di fatto, venivano poi inquadrate negli ospedali (li troviamo ancora oggi nelle strutture ospedaliere) e non avevano alcuna autonomia professionale. Non esistevano quindi corsi di laurea, ma diplomi post-liceo, che facevano capo a vari poli ospedaliero-universitari o, addirittura, ad istituti privati.
Ad alcuni di questi diplomati è stata poi riconosciuta l’equipollenza del titolo, ad altri (dai diplomati in massofisioterapia del 1996 in poi) no.
Con l’istituzione dei corsi di laurea in fisioterapia, si è sancita da subito l’autonomia professionale del fisioterapista è si è iniziato a parlare di diagnosi funzionale fisioterapica un processo complesso di cui si serve il fisioterapista, grazie con cui può identificare una precisa alterazione funzionale e proporre il programma riabilitativo, più indicato alla risoluzione della disfunzione.
Con l’autonomia professionale nasce l’accesso diretto ai servizi fisioterapici privati: in pratica il paziente può rivolgersi (privatamente) direttamente al fisioterapista senza diagnosi medica, per un presunto disturbo neuro-muscolo-scheletrico di pertinenza fisioterapica. Questo non accade solo in italia, ma nella maggior parte dei Paesi del mondo, che cercano di aderire alle linee guida del WCPT (la confederazione mondiale della fisioterapia).
L’autonomia professionale carica però di responsabilità giuridiche il fisioterapista che, prima ancora di intraprendere un percorso di trattamento col paziente, ha il dovere di escludere stati di malattia, sindromi acute, quadri autoimmuni e altre condizioni mediche che necessitano dell’interrvento del professionista medico.
Ciò a prescindere dall’accesso diretto o meno...
Infatti essendo responsabili giuridicamente del nostro operato, dobbiamo intercettare anche potenziali diagnosi mediche errate. Se, ad esempio, il medico diagnostica un semplice mal di schiena aspecifico e sospettiamo un processo patologico di non pertinenza fisioterapica abbiamo il dovere di reindirizzare il paziente al medico o al medico specialista…
Questo processo garantisce in realtà una doppia garanzia al paziente in quanto il fisioterapista, agendo autonomamente, può letteralmente salvare la vita al paziente allertando il paziente stesso sulla competenza non fisioterapica del caso (e indirizzando lo stesso alla figura più idonea) qualora abbia delle perplessità sulla natura meccanica (correlata cioè al movimento) dei sintomi.
Un esempio di ciò che può accadere grazie all’autonomia professionale. Ad un paziente viene diagnosticata una semplice lombalgia aspecifica (di pertinenza fisioterapica) dal proprio medico curante. Il fisioterapista, attraverso il colloquio e la valutazione non è sicuro della natura meccanica del sintomo e rinvia al medico curante il paziente con la valutazione e le eventuali perplessità. A questo punto il medico decide di far compiere ulteriori esami e scopre una patologia che necessita di tempestivi trattamenti nel paziente, come ad esempio un tumore…
Prima che ci fosse l’autonomia professionale, questo -meccanismo di doppia garanzia- non c’era in quanto la diagnosi medica era giusta a prescindere e quindi il fisioterapista avrebbe condotto prima il ciclo prescritto, ritardando anche di un mese gli esami e le cure appropriate.
Abbiamo attualmente -inoltre- noi professionisti titolari di studio (i fisioterapisti dipendenti dell’ospedale no), il diritto di rifiutarci di eseguire determinate prescrizioni mediche o medico-specialistiche che, alla luce delle attuali evidenze in letteratura, risultano essere prive di efficacia….
Insomma, non siamo i sottoposti di nessuno, sebbene ci siano ancora fisioterapisti che si sentono (o lo sono) inferiori in competenza al medico, sui disturbi neuro-muscolo-scheletrici ed eseguono alla lettera le prescrizioni mediche, anche se bizzare per un timore reverenziale che non dovrebbe esserci.
Cito (sotto in grassetto) solo un esempio che mi è stato raccontato da una tutor, quando frequentavo l’Università degli studi di Foggia, per mostrare la scarsa competenza che spesso i medici hanno -in campo riabilitativo- sebbene possano prescrivere specifici trattamenti, che comunque il fisioterapista può rifiutarsi di eseguire e anzi deve, se questi trattamenti espongono a pericolo il proprio paziente o sono privi di efficacia rispetto ad un trattamento placebo.
Impegnativa per “ultrasuoni ad immersione rachide cervicale”.
Ora immaginate che una seduta di ultrasuonoterapia ha una durata media di 15 minuti e che l’ultrasuono ad immersione si esegue con la zona da trattare sott’acqua in una bacinella…
Tralasciando l’inutilità degli ultrasuoni nel trattamento della cervicalgia…
Cosa avrebbe dovuto fare il fisioterapista? Affogare il paziente per eseguire la prescrizione medica alla lettera?
Con questo caso estremo voglio sottolineare come spesso i pazienti sbaglino nel ritenere il medico infallibile, poichè dotato di poteri conferitigli da qualche presunta divinità.
Il medico, il chirurgo, il medico specialista in…. e il fisioterapista stesso, prima ancora di essere dei professionisti, sono degli uomini e pertanto possono sbagliare.
Una diagnosi medica è una diagnosi medica, formulata da un essere umano, può descrivere grossolanamente la realtà dei fatti o essere palesemente errata.
Una diagnosi funzionale fisioterapica è una diagnosi funzionale fisioterapica, formulata da un essere umano, può descrivere grossolanamente la realtà dei fatti o essere palesemente errata.
Raffaele Tafanelli, Fisioterapista iscritto all’ordine
Una risposta.
Da quanto scritto in merito al doppio controllo sembra che la diagnosi medica debba per forza essere sbagliata all’inizio, facendo perdere tempo prezioso al paziente… Forse è più vero il contrario!! Nella maggioranza dei casi i pazienti giungono tardi all’osservazione proprio perché NON si sono affidati in primo luogo ad una figura medica.
In merito all’esempio da lei riportato (posto che sia vero, a tutti piace inventare per screditare di questi tempi), le assicuro che è anche molto vero il contrario.. Fisioterapisti che eseguono pratiche perfettamente inutili per una certa patologia esistono.
Non siete divinità nemmeno voi eh. Da questo articolo emerge un bel complesso di inferiorità.
Ah, non sono un medico!